CONCERTO SENZA BARRIERE "ALL IN ROCK" | LA REPUBBLICA

Zainetto vibrante e lingua dei segni: ecco il concerto a misura di disabile

La Repubblica - 27 ottobre 2023

“Se sogni non farlo a metà, lascia che il sogno cambi la tua realtà”, E la realtà siamo riusciti a cambiarla in una sera. Alberto Bertoli, figlio del cantautore Pierangelo, ha portato al PalaUnical di Mantova il primo grande concerto integrato, totalmente accessibile, Mille persone in platea e nessuna barriera sia strutturale, sia sensoriale.


Un’emozione unica riuscire nell’impresa di creare un evento inglobante e mai escludente, portando la musica di Bertoli, e con la speciale partecipazione di Enrico Ruggeri, ad essere l’accompagnamento perfetto per questa bella pagina di inclusione onesta.


Sicurezza e integrazione sono andate a braccetto, Così l’area, oltre trentamila metri quadrati, è stata riprogettata ex novo in una pianta in cui gli spettatori in carrozzina hanno trovato posto in platea non in settori dedicati, potendo scegliere dove collocarsi, a fianco del loro accompagnatore.
Vie di fuga da 160 centimetri, invece dei comuni 120. Il numero di file di sedie è stato ridotto del 30% e il rapporto dei servizi igienici attrezzati è passato da 1:250 a 1:50. Tutti i collegamenti via cavo con il palco, tra mixer audio e mixer video, sono spariti da terra e sono stati resi possibili con canaline sospese, togliendo così ogni impedimento dal pavimento.
La musica è stata resa “ascoltabile” anche alle persone sorde grazie all’utilizzo degli zainetti vibranti, creando un collegamento diretto con il mixer, per cui il suono era trasmesso allo schienale della poltrona e allo zainetto e diventava “accessibile”.


Pioggia di consensi per la coppia di Lis performer di Sanremo: incredibile la loro capacità di creare un tutt’uno poetico tra movimento del loro corpo e il gesto segnato, come una danza armonica.
Presente anche l’opzione dei sottotitoli di tutte le canzoni, richiesta da Fiadda Italia, che ha reso fruibili i testi favorendo una partecipazione attiva della platea che fin dai primi pezzi proposti si è unita nel canto a Bertoli e Ruggeri.


Non solo platea e musica, ma si è pensato davvero a tutti, creando anche due stanze chill-out, gestite dai terapisti di stimolazione basale di Casa del Sole, ideate per persone con autismo e neuro divergenze, in cui il poter essere tranquilli e potersi rilassare, continuando a seguire lo spettacolo da monitor o casse musicali, grazie alle poltrone vibranti e a monitor che andavano ad evocare scenari, capaci di restituire serenità.
Poi giochi interattivi che hanno consentito agli spettatori di poter alternare l’ascolto di tutte le canzoni con l’attivazione motoria, aumentando la capacità e il desiderio di rimanere a guardare lo spettacolo.

Il foyer è stato arricchito della presenza delle bici attrezzate Remoove, che hanno permesso agli spettatori di potersi muovere all’interno degli spazi aperti del PalaUnical, mantenendo il contatto uditivo con lo spettacolo, ma sperimentando un modo libero e autonomo di movimento.


Ora questo grande esempio, ideato dalla Casa del Sole Onlus dopo un mio appello sull’inaccessibilità dei concerti, non deve rimanere isolato, ma costruire una base per partire con una nuova programmazione nazionale di eventi accessibili di qualunque entità: dal teatro al Palazzetto fino ad arrivare agli stadi.

E da dietro le quinte come consulente volontaria ho cercato di far capire cosa significasse creare un evento accessibile, quali criticità dovevano sparire e quali valori dovevano esserci ad ogni costo, mettendo in campo anche buone prassi che in Italia già esistono, come il Festival Oriente Occidente di Rovereto.


Il progetto di “All in Rock” ha avuto una portata mastodontica. E per non lasciare nulla al caso e per far dialogare accessibilità con sicurezza il costo del progetto ha raggiunto i 40mila euro grazie alle tariffe speciali applicate dai fornitori per aver sposato un progetto sociale così importante.


Ora insieme a diversi attivisti e persone con disabilità, tra cui anche la consigliera regionale Lisa Noja, che sentono in maniera particolare questo tema, stiamo percorrendo un percorso di dialogo per strutturare un Manifesto, in cui spiegheremo quali sono i punti chiave che non possono mancare: l’arte, in qualunque forma si manifesti, ha il potere di migliorare le nostre vita, e forse vale ancora di più per chi sperimenta quotidianamente le difficoltà di vivere in una società piena di barriere.
 

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